-- Oggi, alla luce del Signore --

Is 2,1-5; Sal 121; Rm 13,11-14; Mt 24,37-44;

-- (riflessione di p.Sergio Bastianel SJ) --

La speranza messianica, l'attesa di un compimento che può venire solo da Dio, è espressa e alimentata da testi che indicano ciò che Dio chiede agli uomini, ciò che egli si aspetta da loro e lo rende possibile.

A chi ha già una storia di fede e di rivelazione, si chiede una vita condivisa in forza di quella fede: “camminiamo nella luce del Signore”. È la fiducia in una rivelazione che continua, in una parola di Dio che può essere compresa ed accolta, di cui i credenti devono prendersi cura frequentandola “perché ci insegni le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri”.

Ciò che a tutti è chiesto, il risultato dell’operare di Dio nell'operare degli uomini è indicato come pace tra i popoli, con la forza di immagini che dicono strumenti di guerra trasformati in strumenti di vita. Non più spade per uccidere, ma aratri per coltivare la terra. Quale provocazione per noi oggi!

Non più l'arte della guerra! Gli obiettivi e la ricerca, gli investimenti, le fabbriche, le imprese commerciali, gli impegni diplomatici e politici, tutto ciò che abbiamo destinato a costruire armi e ad armare le coscienze per dominare, violentare e distruggere, per fare della terra un permanente teatro di guerra e di morte, tutto ciò va convertito e può essere convertito in risorse di umanità nella pace. Forse come ai tempi di Isaia, si dirà che è un sogno disincarnato. Chi farà tutto questo e quando?
Ma perché eludere le domande che ci riguardano?

Che cosa ci impedisce di educare il nostro cuore e nostri pensieri per camminare alla luce del Signore, per imparare le sue vie? Possiamo imparare dalla parola del Signore che egli non ci vuole armati? Dove c’è una spada c'è qualcuno che non fa la volontà di Dio. Costruire, vendere, possedere, usare un'arma è obiettivamente un male, è qualcosa che fa del male già prima di uccidere, perché costruisce nemici, perché legittima l’inimicizia. E anche costruire una corazza, anche solo interiore, con l'inganno della difesa, costruisce nemici. Perché non costruire invece aratri, strumenti che fanno produrre la terra, strumenti di umanità?
Nulla ci impedisce di formare alla luce del vangelo e della coscienza umana il nostro modo di pensare, le nostre attese, i nostri desideri. Ciò appartiene al diventare persone che attendono la sua venuta.

La liturgia di oggi, con le parole di Paolo, ci invita a svegliarci dal sonno, a vivere onestamente alla luce del sole, a non farci ancora ingannare dalle tenebre, a imparare dal Signore.
Con il Vangelo di Matteo e il suo richiamo al giudizio sulla nostra vita, siamo esortati a non indugiare, a non rimandare, a vivere oggi la nostra attesa del Signore come chi vive alla sua presenza.

 

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