-- Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe --

Sir 3,2-6.12-14; Sal 127; Col 3,12-21; Mt 2,13-15.19-23;

-- (Sergio Bastianel SJ) --

Scrivendo ai colossesi, Paolo indica la loro condizione di chiesa come quella di un gruppo di persone che si riconoscono insieme a causa del Signore e sono chiamate ad essere la sua famiglia, il luogo umano in cui il Verbo possa crescere e far essere sua questa umanità.

Relazioni di amore che trovano espressione nelle diverse condizioni, anche quelle difficili: sarà la tenerezza o l'umiltà, oppure la sopportazione o il perdono. Chiamati e amati da Dio, perdonati e salvati da lui, nella stessa via dell'amore i cristiani troveranno la pace del cuore nella comunione con il Signore e saranno costruttori di pace nelle relazioni quotidiane. Se la Parola di Dio “abita” tra loro, può illuminare tutti gli ambiti delle loro relazioni e dare quella sapienza che porta a vivere “nel Signore” tutte le relazioni, tutta la vita.

Anche la famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe (famiglia eccezionale, a dir il vero) deve fare i conti con le condizioni storiche in cui vive. Giuseppe assume il suo ruolo, è aiutato a capirlo. Non è esonerato dal subire la potenza dei potenti. Deve cercare vie prudenti per proteggere quel bimbo che gli è affidato e anche Maria.

La certezza interiore circa l'operare di Dio insieme al proprio operare attento e prudente.

La via dell'Incarnazione significa anche questo. Anche per noi.

Abbiamo bisogno di aver cura del dono della fede, per una assunzione profonda di essa, per mantenere desto il ricordo del Signore, per vivere in sincerità la relazione con lui.

Abbiamo bisogno di aver cura delle nostre relazioni, per vivere la nostra umanità con il Signore e imparando da lui, per lasciare che Egli operi attraverso di noi.

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