-- Risurrezione e vita --

Ez 37,12-14; Sal 129; Rm 8,8-11; Gv 11,1-45;

-- (Sergio Bastianel SJ) --

Lazzaro amico di Gesù. Infatti Gesù va, piange partecipe al dolore di Marta e Maria, infine risuscita Lazzaro.

Resta il fatto che non era lì a guarirlo quando stava male, che l'amico è morto, che le sorelle hanno sofferto la sua morte, che non lo ha guarito o risuscitato a distanza quando ha ricevuto la notizia. Sono passati quattro giorni di sofferenza per le sorelle. A dire il vero, neppure si evince dal racconto che lo risuscita perché è amico suo e delle sorelle. Tutto è successo come normalmente succede quando uno sta male e muore.

Le circostanze sembrano suggerire l'opportunità del miracolo. Così Gesù ne parla ai discepoli, a Maria e Marta, ai presenti. È un segno. È per ricordare l’amore del Padre, per aiutare la fede, per la gloria di Dio. Perché si riconosca l'operare di Dio in Gesù, perché si riconosca chi è Gesù e si creda in lui.

Lazzaro è solo risuscitato, non è reso immortale. Il testimone che accoglie il segno, il discepolo che ricorda, non viene illuso su possibili vie per evitare la sofferenza e la morte. Viene aiutato a riconoscere che Gesù è la risurrezione e la vita, è il Messia promesso, il compimento della promessa.

Così è per noi che ascoltiamo nella fede. Siamo invitati e aiutati a riconoscere nelle nostre condizioni di esistenza la presenza salvante di Dio. A lui chiediamo di sostenere la nostra fede, di vivere con lui la nostra vita nelle sue circostanze concrete, con la ferma speranza che questa vita trova in lui compimento e pienezza.

 

 

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