II domenica di Quaresima: Gn 15,5-12.17-18; Sal 26; Fil 3,17-4,1; Lc 9,28b-36

(commento di Sergio Bastianel sj)

Come essere radicati e saldi in una patria che non c'è (ancora)?  Abramo vede le stelle, ma non la discendenza. Vede la terra promessa, ma vede che non è sua.  I discepoli vedono la gloria di Gesù, ma è una visione che dura un momento, come la voce che sentono dalla nube. 

I tempi del compimento non sono brevi e le vie da percorrere sembrano addirittura smentire la promessa. Così per Abramo, per i discepoli, per noi.  Ma Abramo ha un segno e una parola per ricordare chi è colui che promette.  Anche i tre discepoli hanno un segno e una parola speciale per loro, come un momento di contemplazione consolante, che sembra subito finito. Ma il ricordo potrà aiutare poi a reggere la prova. La continuità di una esperienza di rivelazione, la prossimità di Dio incontrato e conosciuto, la familiarità della relazione con lui non solo sostengono, ma fanno maturare la loro fede e la loro sequela.

Signore, custodisci in me la tua parola. Fratelli, ci vogliamo aiutare a coltivare la memoria?

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