III domenica di Pasqua: At 5,27b-32-40b; Sal 29; Ap 5,11-14; Gv 21,1-19

(riflessione di p Sergio Bastianel sj)

Hanno già incontrato il Signore risorto questi discepoli suoi, dei quali parla il vangelo di Giovanni. Ora capiscono e non capiscono, vedono, sanno, non dicono, ci sono ma sembrano ancora esitanti. Forse, per certi versi, assomigliano tanto a noi.

La domanda di Gesù chiede a Pietro di dichiararsi. Con ciò che ha vissuto, ha avuto un tempo "adeguato" di preparazione. Ora è pronto per seguire Gesù, lo può dire, sa di potersi affidare a lui, che lo conosce e ancora lo chiama. Sa a chi e perché si affida, sa e può anche dire il reale desiderio. Gesù è lì e lo conferma, ancora si fida di lui, lo manda a fare ciò che egli stesso fa, a pascere il suo gregge.

Pietro e gli altri, come ricorda il testo degli Atti, sono proprio trasformati dalla conoscenza del Signore e dalla relazione con lui. Hanno ricevuto il suo Spirito, lo lasciano operare dentro di loro, parlano e agiscono a suo modo. Sanno a chi obbedire, non temono gli avversari, anche a loro annunciano che Gesù è il Signore. Sono lieti di condividere la sorte del Signore.
Che meraviglia! E il Signore sembra proprio avere anche con noi la stessa pazienza.

Potremmo un poco anche sostenerci a vicenda, come fu per gli apostoli, nella fiducia attiva sul suo operare in noi?

 

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