II Domenica di Pasqua: At 5 12-16; Gv 20, 19-31

(riflessione di p Sergio Bastianel sj)

Agli apostoli non è bastato l'annuncio ricevuto da persone esterne al gruppo per ricordare e comprendere le parole di Gesù che parlavano della sua risurrezione. A Tommaso non basta neppure la testimonianza degli altri undici. Come loro, ha bisogno di incontrarlo lui stesso, di vederlo con i segni della passione, di poterlo riconoscere direttamente, vivo oltre la morte. Quando gli è donato questo, anche Tommaso comprende/accoglie come Signore quel Gesù che ha conosciuto nel suo vivere e nel suo morire.

I discepoli sanno, ricordano e ci trasmettono la loro difficoltà a credere. Ci trasmettono anche il rimprovero di Gesù per la loro incredulità. Ci testimoniano il Signore che è tale anche sulla loro difficoltà. Perciò possono pure ricordarci la sua parola di beatitudine per coloro che crederanno senza aver visto: è il Signore!

Le vie per incontrarlo sono molte, sono le sue, anche attraverso tante e diverse mediazioni.

Lo hanno incontrato le donne andate per prime al sepolcro, lo hanno incontrato i due di Emmaus che se ne tornavano tristi e delusi, lo hanno incontrato i dodici, lo hanno incontrato quelli che via via si sono uniti ai discepoli attraverso la loro testimonianza. Lo hanno incontrato i molti che hanno riconosciuto la sua Parola nella parola viva dei testimoni, fino a noi.

Forse anche per noi tante situazioni interiori ed esteriori rendono difficile un affidarsi pieno alla sua presenza, alla sua Parola, al suo operare che non sempre vediamo come reale ed efficace.

Tommaso ha ben "visto" un Gesù perdente, in balìa di altri più forti, ammazzato da loro. Come riconoscere in lui il Signore? Come riconoscere nella storial'efficacia di un amore che "risulta" perdente?

Occorre che il Signore arrivi a farsi riconoscere.

La meraviglia è che Egli arriva, alla Maddalena, a Pietro, a Tommaso .... a me!

Sia benedetto il nome del Signore!

Signore, continua a venire, per le tue vie!