Nm 6, 22-27; Gal 4,4-7; Lc 2,16-21;
 
-- (Sergio Bastianel SJ) --
 
Vi è mai capitato di incontrare qualche sconosciuto pastore (o contadino, o raccoglitore di pomodori, o disoccupato, o badante, o di una cultura tutta diversa dalla vostra) che vi parla di cose serie in un modo che non corrisponde affatto alla realtà (che voi conoscete bene, invece!) e di commiserarlo per ciò che dice?
 
Poveri pastori, che a loro volta si sono sentiti dire cose che non comprendono e che tuttavia si lasciano provocare e vanno subito a Betlemme a vedere ciò che angeli hanno detto loro. Trovano, sì trovano “Maria e Giuseppe e il bambino adagiato in una mangiatoia”. Vedono un bambino appena nato, in un riparo per il bestiame, su un lettuccio di fieno. Lo vedono e osano dire che di quel bambino sono state dette a loro cose straordinarie. E poi se ne ritornano al loro gregge e non sappiamo più nulla di loro, spariti alla nostra vista, come prima gli angeli erano spariti alla loro vista.
 
Maria è lì, non da spettatrice, ha un figlio appena nato di cui occuparsi, in condizioni non ottimali. Ha una parola che ricorda e alla quale continua ad affidarsi. Una parola che i fatti confermano, perché il figlio è nato. Ma i fatti sembrano pure smentirla, perché è nato così e non si vede che un neonato, in quelle condizioni. Quei pastori sconosciuti sono arrivati, hanno visto, hanno detto parole che confermano la parola che ella ha in cuore, e se ne sono andati.
 
Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore”.
 
Riconoscere che la parola si compie, riconoscere che il verbo si è fatto carne, riconoscere l'efficacia dell'amore di Dio, è realtà che matura ricordando “tutte queste cose”. La parola di Dio, l'esperienza compresa del suo rivelarsi, diventa vita nostra quando la leggiamo di giorno in giorno dentro i fatti e le parole che fanno il nostro vivere reale. Si tratta di trovare Dio in ogni cosa. Nessun fatto e nessuna parola, neanche i fatti provocati da situazioni ingiuste o comunque per noi incomprensibili, neanche le parole di sconosciuti pastori, sono “al di fuori” del rivelarsi prossimo di Dio.
 
Così potremo riconoscere la parola che ci viene ricordata oggi: “che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: Abbà! Padre!”
 

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