-- Epifania del Signore --

Is 60,1-6; Sal 71; Ef 3,2-3a.5-6; Mt 2,1-12;

-- (Sergio Bastianel SJ) --

In Gesù Cristo la salvezza è offerta a tutti. Paolo, ebreo e un tempo fariseo, si riconosce mandato ad annunciare il vangelo ai pagani. Lo dice come un disegno stupendo dell’operare di Dio, mistero ora rivelato: la prossimità di Dio in Gesù Cristo, il compimento della promessa, non è solo per gli ebrei, è per tutti! Tutti chiamati a condividere una umanità nuova, in Gesù Cristo, imparando da lui, in comunione con lui.

Nei testi antichi la promessa di Dio è il suo compimento nel futuro Messia sono espressi con una sfumatura nazionalistica. Il popolo di Israele è il popolo eletto, Gerusalemme è al centro dell'attenzione, il Messia è inteso come il liberatore di Israele, un re grande alla maniera di Davide e più ancora…

Ma non dimentichiamo come questo viene detto, quali sono i segni della liberazione e del compimento della promessa.

La profezia di Isaia vede il mondo in tenebre fitte, ma l’operare di Dio è luminoso: i dispersi e gli esuli ritornano, Gerusalemme diventa un centro di unità e di pace.

Il Salmo ricorda la figura del re vittorioso in forza dell’operare di Dio. Un re che governa con giustizia, che fa giustizia al debole e al povero. Tutti lo riconoscono perché egli opera pace e concordia, libera il misero che invoca aiuto e il povero che non trova chi lo ascolti.

I Magi che vengono da lontano, la stella, la rivelazione che arriva a loro e li conduce.

E il re Erode che sembra vincente. La volontà di un potente dominatore ha fatto nascere Gesù per strada.

La volontà di un altro potente lo costringe ad emigrare per evitare la morte. Il salvatore è intanto salvato dai poveri che si prendono cura di lui.

Sembra impossibile che il Signore si manifesti attraverso di noi, ma nulla è impossibile a Lui. Forse potremmo far tacere un poco le nostre parole, o farle filtrare di più attraverso la sua, in ogni caso coltivando la fiducia nutrita dalla gratitudine.