-- Cieco nato --

1Sam 16,1.4.6-7.10-13; Sal 22; Ef 5,8-14; Gv 9,1-41;

-- (Sergio Bastianel SJ) --

Chi ha peccato, noi o i nostri padri? Una malattia, una disgrazia, un'epidemia facilmente fanno pensare ad un castigo. Un castigo di Dio per la disobbedienza. O una rivincita della natura bistrattata.

Ma la chiamata è, anche quando circostanze forti di sofferenza ci interrogano, chiamata a riconoscere la presenza di Dio per essere con lui nel nostro vivere. Se Dio opera in maniera mirabile, come quando guarisce il nato cieco, ci viene da cercare altre spiegazioni, ma non sarebbe il caso di riconoscerlo apertamente?

Siamo anche capaci di nasconderci dietro ai nostri “sabati” o criteri per noi certi, pur di non ascoltare parole e fatti che non si adeguano a noi. A volte qualcuno ce lo dice, ma le sue parole non sono autorevoli per noi. Eppure ci ricordano che si può ragionare sui fatti e riconoscere ciò che viene da Dio.

A volte lo facciamo e ci sentiamo cacciati fuori?

Come per il cieco nato guarito, lì fuori possiamo incontrare più direttamente il Signore e possiamo meglio riconoscerlo. Sia veramente sempre Lui la nostra luce.

Penso ai discepoli che ricordano ciò che hanno visto e conosciuto. Questo Gesù, il Signore che li ha incontrati e chiamati, la sua vita così intessuta dentro la concretezza di quelle complesse relazioni tra persone che vedono e non vedono, ascoltano e non ascoltano, reagiscono come dominate da attese o pregiudizi o paure tali da condizionarsi a vicenda. C’è anche la franchezza del cieco guarito, c'è la sua guarigione come tante altre di cui anch'essi sono testimoni oculari. Ci sono loro, i discepoli. Anch'essi, che pure gli stanno accanto, capiscono e non capiscono. Quest'uomo che viene da Dio e si prende cura di loro e si prende cura di tutti. Eppure la storia concreta che vivono e vedono sembra proprio dominata da altri signori. È tutto così surreale.

E pur non vedendo hanno visto. Questo Gesù ha dato loro la vista. Lo hanno riconosciuto Signore. È il Signore, lo sanno, per sempre, anche nel mondo in cui ora vivono e nel quale dicono con la loro vita che egli è il Signore. E percorrono una via simile alla sua. Per grazia. Questo amore gratuito rigenera l'umanità, dentro la storia irreale che viviamo e per la quale viviamo con Lui, perché in Lui sia salvata.

Signore, continua a sorreggere e far maturare la nostra fede.

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