-- Sapienza --

Sap 6,12-16; Sal 62 (63); 1Ts 4,13-18; Mt 25,1-13;

-- (Sergio Bastianel SJ) --
 
La sapienza è trovata da chiunque la cerca. Ma non sembra che tutti la trovino, quindi non tutti la cercano? Quelle 5 vergini stolte (su dieci) cosa potevano fare? Hanno anche cercato di farsi aiutare.
 
E poi ci sono quei cristiani che si affliggono senza speranza quando pensano ai loro morti. Si aspettavano di vedere insieme ai loro fratelli il compimento del regno di Dio, ma intanto molti sono morti. Non vi conosco, dice lo sposo della parabola alle stolte ritardatarie. E non le fa entrare.
 
È vero che non cerchiamo la sapienza? In che cosa consiste la nostra stoltezza? Le ragazze della parabola dovevano solo portare con sé l'olio necessario per le lampade. Sapevano cosa erano invitate a fare. Avevano detto di sì. Perché non si sono prese cura di ciò che ci si attendeva da loro?
 
Sapevano bene che occorre l'olio perché la lampada sia accesa. Se avessero voluto davvero partecipare a quella festa secondo l’invito ricevuto, se avessero pensato allo sposo e ai partecipanti alla festa. Qualcuno dirà: ma è solo una sbadataggine. Già, ma in quanto dipende da loro, lo sposo e la sua festa non esistono. Non sono entrate nella relazione offerta con l'invito. “Non vi conosco” è certo un'affermazione dura, ma non è una specie di punizione severa, è come una presa d'atto della realtà. 
 
Sapienza nella vita è dunque non vivere a caso, ma attenzione al senso di ciò che facciamo, alle finalità che perseguiamo e ai mezzi che scegliamo per attuarle. Siamo fatti capaci di una vita saggia, ma occorre volerla.
 
C’è un piano di sapienza che sembra più alto o difficile, ma forse è semplicemente “specifico”, proprio della fede. La questione posta nella seconda lettura non si risolve con un ragionamento (neanche senza ragionare). Sulla salvezza in Gesù Cristo e sulla risurrezione, la sapienza da cercare è quella propria della fede. Colui al quale è donata la fede, su ciò che appartiene alla fede, dovrà ragionare a partire dalla fede, cioè a partire dalla personale e condivisa relazione con il Signore. Avendo conosciuto il Signore, viviamo con Lui sapendo che la sua Parola è credibile. Sulla sua Parola aspettiamo con certezza la risurrezione dei morti. Sulla sua Parola aspettiamo il compimento definitivo della salvezza.
 
Molte cose non capiamo, ma sappiamo che la sua Parola si compie. Se questo compimento avverrà quando siamo ancora in vita, noi e coloro che sono morti vivremo allo stesso modo la comunione con Dio. Perciò viviamo affidati a lui, nella sapienza di chi cerca il bene da vivere con lui.
 
 
 
 

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